Archivio curato da Paul Nicholls
Ottocento Oltremanica
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UNA MODA NEO-VENEZIANA - A NEO-VENETIAN MODE Home < Indietro
Cecil Van Haanen Pearls Stringers in Venice, The Graphic 1880
Nei primi anni Ottanta si diffuse in Gran Bretagna una vera e propria passione per le immagini di vita popolare veneziana. Nel 1881, due articoli ne elogiarono l’aspetto pittoresco, preludendo alla mostra su Venezia alla Fine Art Society del 1882, con opere di Pietro Fragiacomo e Luigi Querena, e alla mostra primaverile da Tooth’s del 1884, nel cui catalogo era descritta: “l’ascesa di una scuola neo-veneziana …uno degli incidenti più curiosi nella storia dell’arte dei nostri tempi”.
Alle due esposizioni primeggiavano gli italiani Eugenio de Blaas, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Alessandro Milesi, Ettore Tito e Guglielmo Ciardi, capeggiati dall’influente pittore olandese Cecil Van Haanen, ma con anche alcuni stranieri come Franz Ruben e gli inglesi Henry Woods, Luke Fildes e William Logsdail. Moltissimi artisti inglesi soggiornarono a Venezia durante tutto l’Ottocento, ma in questo breve capitolo della pittura italiana oltremanica vi furono privilegiati spaccati di vita popolare. I veneziani raffigurati in questi dipinti spesso sorridono e, in segno di deferenza verso collezionisti e conoscitori, si mostrano sani e puliti.
La popolarità della moda neo-veneziana raggiunse i massimi livelli nel 1886, quando il Principe di Galles commissionò a Ermanno Corrodi The Fisherman’s Ave Maria at Chioggia da donare alla Regina Vittoria per il suo Giubileo.
Qualche motivo fu replicato più spesso di altri, primo fra tutti quello delle infilatrici di perle, già immortalate da Van Haanen, e la tipica sedia rustica veneziana che divenne un leitmotiv frequente. Abbondavano le scene raffiguranti strade e piazze animate da donne e bambini, con accenni alla vita quotidiana di pescatori e gondolieri.
Questa moda andava esaurendosi già verso il 1885 con l’assuefazione alle tematiche ricorrenti. Un recensore di mostre nel 1887 sbottò, “Confessiamo che ne abbiamo avuto abbastanza di Venezia” e Claude Phillips scrisse a proposito dell’esposizione alla Royal Academy del 1888, “La Scuola neo-Veneziana fortunatamente non predomina, come in anni recenti”.
Nonostante il decrescente successo, però, la mostra “Venice in London”, allestita nel 1891-1893, attirò quasi cinque milioni di visitatori, e i soggetti cari alla scuola furono replicati fino ai primi anni del Novecento.
In the early 1880s, a predilection for images of daily life in Venice spread almost obsessively over the British art scene.
In 1881, two articles in the press extolled its picturesque potential, a prelude to an exhibition dedicated to Venice by the Fine Art Society the following year, and to the summer exhibition at Tooth’s in 1884. The Tooth’s catalogue described “the rise of a neo-Venetian school… one of the most curious incidents in the art-history of the present age”.
Foremost in these exhibitions were the Italians Eugenio de Blaas, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Alessandro Milesi, Ettore Tito and Guglielmo Ciardi, led by the influential Dutch painter, Cecil Van Haanen, but also including some foreign artists like the Austrian Franz Ruben and the English Henry Woods, Luke Fildes and William Logsdail.
A great many English artists spent time painting Venice throughout the nineteenth century; but during this brief chapter of Italian painting in Britain, the artists concentrated on portraying a cross-section of everyday local life. In these images, the Venetians often present a smiing countenance and, in respectful deference to collectors and conoisseurs, appear clean and healthy.
The popularity of the neo-Venetian mode reached its apex in 1886, when the Prince of Wales commissioned Ermanno Corrodi to paint The Fisherman’s Ave Maria at Chioggia, to be presented to Queen Victoria for her Jubilee.
Some subjects were more popular than others were, especially that of the pearl-stringers, which had already been immortalised by Van Haanen, and the typically Venetian rustic chair, which became a common leit-motiv. There was an abundance of streets and squares animated by women and children, with references to the daily life of fishermen and gondoliers.
This mode began to wane towards 1885, owing to the monotonous familiarity of recurrent themes.
In one review of the exhibitions in 1887, the writer blurted, “We confess that we have had enough of Venice”, and the critic Claude Phillips wrote of the Royal Academy show of 1888, “The neo-Venetian School fortunately does not predominate, as in recent years”.
However, despite this decreasing popularity, the exhibition “Venice in London”, held in 1891-1893, attracted nearly five milion visitors, and the favourite subjects of the school continued to be repeated up to the early years of the twentieth century.
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